Posso en’orio to spiti-mmu
ce posso àscimo ise isù!
Amo, fèonta ‘pu cì!
Mi’ tto kai na foristì!

Quanto è bella la mia casa,
e quanto cattivo sei tu!
Vattene presto via da qui!
E non mi fare spaventare!

Saxa loquuntur: volti maschere e animali

Poco meno di due decine sono quelli elementi figurativi, in genere volti, raramente figure intere, che per qualche motivo campeggiano qui a Zollino, come in gran parte dei centri salentini, sulle facciate di edifici privati e quasi mai pubblici.

Su tali raffigurazioni esiste un’abbondante bibliografia – e qui vorrei ricordare, per tutti, il bel libro di Marosa Marcucci I guardiani della soglia (2009) che per primo ha cercato di sistematizzare, anche sul piano simbolico, la vasta materia – volta più a sottolineare non tanto le dimensioni del fenomeno, quanto gli aspetti interpretativi, spesso saltando a piè pari le questioni geografiche, cronologiche e formali.

Invece l’esempio di Zollino ci permette di inquadrare meglio il fenomeno. Fenomeno che, per quel che è rimasto, parte o sembrerebbe partire dal tardo ‘500 per giungere ai primi decenni del ‘900 quando lo stesso si esaurisce quasi all’improvviso.

Sicuramente tra le più antiche e significative le “maschere” di via Garibaldi: una raffigura un volto il cui attributo principale sono gli occhiali con le due lenti legate da un elemento a V rovesciato. Sembra tardo cinquecentesca ed è sicuramente una figura che punta alla curiosità se non allo sberleffo; sembra infatti che sorrida e il sorriso come abbiamo letto ne Il nome della rosa è diabolico, come gli stessi occhiali secondo il medioevo. Conferma queste considerazioni l’altra maschera, sullo stesso edificio, in parte vegetale. Qui il sorriso di scherno è più palese.

Si assiste poi ad un vuoto di un secolo perché per tutto il 600 non abbiamo nulla e questo si può spiegare, forse, con la crisi seicentesca che colpì pure la piccola comunità di Zollino.

Ma il secolo successivo risulta molto ben rappresentato con il balcone di via Vito Chiga firmato da M(ASTRO) Gaetano Sergio datato 1782, forse di Martignano dove ne ha realizzato uno simile e che è la versione popolareggiante dei grandi balconi mensolati e figurati propri del Barocco Leccese.

Seguono poi, a rimanere sul versante cronologico, maschere, in genere chiavi di volta, qualcuna tardottocentesca, le altre, specie i volti di donna, che sembrano presi di peso dalle riviste coeve fin de siècle: si vedano i copricapo, le chiome fluenti, le ghirlande di fiori, rose e margherite.

Poi tutto questo si interrompe. La prima guerra, forse, avrà disposto gli zollinesi a pensieri più concreti, più realistici, meno inclini al sorriso di occasione, licenzioso o beffardo che sia.

Appunto dunque, la pietra parla, ovvero come diceva Carlo Levi le parole sono pietre, nel senso che una descrizione a volte mette in evidenza un’oggettività paragonabile a quella delle pietre.

Ed è inutile sciogliere l’incantesimo che, come nel linguaggio, imprigiona quei volti perché chi li ha voluti ormai ha cessato di parlarci e questi, queste “maschere” possiamo soltanto ritenerle pure forme alle quali inutilmente si attribuiscono genealogie più inventate che reali o forse solo plausibili.

E forse, alla fine, il nostro desiderio di attribuire a questi segni un significato che vada al di là dell’apparenza, necessariamente si scontra con la mancanza di senso e perciò ritorna ancora l’oggetto nella sua realtà fisica e materiale, mera apparenza.

E allora i volti fin de siècle delle donnine delle architravi o degli archi zollinesi parlano solo di se stesse e solo a loro.

Mario Cazzato

Mi’ tto kai na foristì!, che tradotto dal griko significa “Non lo fare spaventare!”, è un progetto di ricerca e mappatura di quelli che sono i mascheroni apotropaici presenti sulle architetture del centro urbano del nostro paese: Zollino.

Questi rilievi, mascheroni “guardiani della soglia” rappresentano uno degli elementi più comuni delle abitazioni nell’aerea grika.

Progetto _ Associazione di Volontariato Centro Anziani
Ricerca
_ Esterno Notte
Progetto fotografico _ EcoMostre
Guide di ricerca _ Mattia Manco, Pino Serafini, Sara Saracino e Daniele Coricciati
Testo _ Mario Cazzato
Testi in griko _ Vito Domenico Palumbo
Traduzioni grike _ Anna Maria Tundo e Mattia Manco

Mi' tto kai na foristì! è un progetto dell’Associazione di Volontariato
Centro Anziani "Nina e Giuseppe Tondi" di Zollino  
realizzato in collaborazione con Esterno Notte – Associazione ETS
 con il finanziamento della Legge Regionale N.5/2012 
“Norme per la promozione e la tutela delle lingue minoritarie in Puglia”